Ogni scoperta scientifica, per essere chiamata tale, ha bisogno di una cosa semplice quanto ineludibile: le prove. Quando invece la scienza viene evocata come un incantesimo per vendere biglietti, conferenze e libri pieni di mistero, si abbandona il terreno del metodo per entrare in quello della suggestione. Questo articolo vuole chiudere con chiarezza un capitolo grottesco della pseudoscienza, mettendo in luce i meccanismi retorici che tentano di mascherare la mancanza di rigore con apparente autorevolezza
Il fascino delle parole:
Ci sono parole che affascinano: “onde scalari“, “tomografia doppler satellitare“, “vibrazioni fononiche“, “SAR”. Sembrano termini usciti da un laboratorio d’avanguardia, ma nelle mani sbagliate diventano strumenti di seduzione. È ciò che accade quando personaggi come Corrado Malanga, Armando Mei e Filippo Biondi usano la scienza non per illuminare, ma per abbagliare.
Negli scorsi mesi ho scritto due articoli che analizzano tecnicamente le loro affermazioni:
- Dalla radar tomografia ai fononi: analisi critica di una scoperta annunciata da Malanga, Biondi, Mei & Ciccolo
- Cosa c’è davvero sotto le piramidi? Spoiler: il prossimo post, il dott. Malanga. Oggi l’ing. Biondi
Questo è il capitolo conclusivo. Non per ribadire concetti già detti, ma per chiarire un punto essenziale che la scienza non è un’arena e, chi la invoca senza seguirne le regole, gioca una partita truccata.
Quando la scienza è usata contro la scienza
Gli strumenti citati come, radar SAR, tomografie doppler, spettrometrie foniche etc, sono il frutto di decenni di ricerca rigorosa. Ma qui vengono manipolati e riutilizzati in modo creativo, come se uno stetoscopio potesse improvvisamente ascoltare l’anima oltre ai battiti cardiaci.
È un paradosso, utilizzare la tecnologia creata dalla scienza per cercare di smentire quella stessa scienza. Come dire che un algoritmo installato su un tester elettronico possa rilevare l’intensità del karma.
Chi lavora davvero con queste tecnologie conosce i limiti, i margini di errore, la necessità di calibrazione. Questi limiti vengono completamente ignorati o deformati.
Chi sono davvero cercando in rete: tra curriculum e illusioni
Corrado Malanga è stato ricercatore in Chimica all’Università di Pisa, un ruolo serio e rispettabile. Ma negli ultimi decenni ha abbandonato la ricerca accademica per dedicarsi a teorie su rapimenti alieni, anime multidimensionali, modelli cosmici esoterici e molte altre argomentazioni “borderline”.
Armando Mei è giornalista e divulgatore autodidatta, non risulta in possesso di lauree in egittologia o archeologia eppure si presenta come esperto di piramidi, ignorando decenni di studi accademici. Il suo entusiasmo sembra sincero ma l’autorevolezza non si improvvisa.
Filippo Biondi è un ingegnere con dottorato , compare come co-autore di alcuni lavori pseudo-scientifici, ma non emergono riconoscimenti istituzionali a suo nome tranne delle compartecipazioni sulle radiocomunicazioni, ad ogni modo, persona titolata nel campo elettrico e delle telecomunicazioni ma con queste “pubblicazioni” si accosta a Malanga.
Il teatrino del confronto rifiutato
Una delle strategie ricorrenti è questa: affermano di aver invitato veri scienziati al confronto (e magari lo hanno fatto davvero) e quando questi, giustamente, non rispondono, dichiarano che “hanno paura”. Sostengono che la comunità scientifica tema di essere sbugiardata in pubblico.
Ma la scienza non funziona così, non è un talk show. Il confronto avviene tra pari, su base metodologica, attraverso le pubblicazioni, la revisione tra esperti, le verifiche indipendenti.
Accettare un confronto pubblico con chi non porta dati ma solo retorica, significherebbe legittimare quella stessa retorica. Dare una possibilità. È come giocare a scacchi con un piccione, come recita una frase attribuita a Scott D. Weitzenhoffer:
“Giocare a scacchi con un piccione è inutile: rovescerà tutti i pezzi, ci cagherà sopra e poi si vanterà di aver vinto.”
Chi afferma, dimostri. Chi ascolta, valuti.
In scienza, chi fa un’affermazione deve portare prove. Più l’affermazione è eccezionale, camere segrete sotto le piramidi a chilometri sotto il suolo, rilevate da radar orbitanti, più serve rigore.
Servono:
- dati grezzi e non manipolati, protocolli validi, ripetibilità, revisione tra pari, pubblicazione su riviste affidabili e non a pagamento.
Tutto il resto è racconto.
Ipotesi sul vero obiettivo: visibilità e ritorno?
Pur senza accusare nessuno, si può legittimamente osservare che dietro molte di queste affermazioni si intravedano modelli di guadagno come conferenze a pagamento, libri autopubblicati, videoconferenze online a pagamento, merchandising eventuale.
Si potrebbe ipotizzare che l’effetto “shock” della fantomatica scoperta, serva anche a generare visibilità e che quest’ultima si traduca, almeno in parte, in ritorni economici. È solo un’ipotesi ma fondata sull’esperienza comune.
E gli egittologi veri? Ignorati.
L’aspetto forse più grave è che queste narrazioni si fondano sull’esclusione di chi lavora seriamente. Studiosi di egittologia, archeologi, geologi, ingegneri civili, astrofisici. Voci competenti che vengono ignorate o, peggio, accusate di essere “parte del sistema” quando, come me, scrivono dell’infondatezza delle loro “scoperte”.
È l’ennesima inversione logica, chi studia sul campo sarebbe inattendibile, mentre chi elabora teorie da casa, diventa profeta della verità.
Conclusione: non alimentiamo l’illusione
Ogni volta che rispondiamo, diamo visibilità ma la visibilità non è garanzia di valore. La scienza è processo, non palcoscenico. È revisione, non retorica. È dubbio sistemico, non certezza venduta.
A chi chiede prove, bisogna offrire metodo. A chi cerca meraviglia, bisogna dare strumenti per distinguere tra magia e conoscenza.
Finché non verranno presentati dati veri, trasparenti, verificabili, replicabili, il confronto è impossibile. E in fondo, inutile.
E con questo articolo chiudo definitivamente l’argomento. Non tornerò più a scrivere su queste teorie di chi, senza prove, pretende credito. Il mio tempo, da ora in avanti, sarà speso per raccontare la scienza vera, quella che migliora il mondo e non lo confonde. L.L.
Nota importante
Questo articolo esprime opinioni personali, basate su fonti pubblicamente accessibili e su un’analisi critica delle affermazioni rese da soggetti noti al pubblico. Ogni riferimento a persone, enti o fatti, ha scopo informativo e riflette un’opinione legittima nell’esercizio del diritto di critica e libertà di espressione (art. 21 Cost.).
Le osservazioni su eventuali fini economici sono formulate come ipotesi, non come accuse. Chiunque ritenga inesatte le informazioni contenute è invitato a presentare dati ufficiali e verificabili, per eventuali rettifiche o confronti basati su metodo e trasparenza andate nella pagina dei contatti.