Chiunque abbia visto qualcuno giocare con un visore conosce la scena; una persona che si muove nel salotto di casa ma in realtà è dentro una città futuristica, un castello medievale, un’arena spaziale. Intorno a lui non ci sono mura e mobili, ma nemici, alleati, mappe e missioni.
Ora immagina lo stesso scenario ma con la differenza che non ci sono mostri da abbattere né armi da impugnare. Al loro posto ci sono compressori, quadri elettrici, pompe, turbine. Sopra il campo visivo, invece delle vite rimaste o delle munizioni, compaiono indicatori di pressione, grafici di temperatura, curve di vibrazione, consumi elettrici che si aggiornano in tempo reale, numero di giri di un motore…
Questo è il gemello digitale o Digital Twin, una copia virtuale di una fabbrica che respira insieme al suo doppio reale. Ogni macchina, ogni valvola, ogni cavo ha un avatar digitale, connesso ai sensori che misurano minuto per minuto cosa accade davvero. È come se l’impianto avesse due vite, nel ferro e nel cemento e nei dati e nelle simulazioni. Tempo fa pubblicai la mia ormai vecchia tesi di laurea Tecnologie di Augmented and Virtual reality nella manutenzione industriale dove le similitudini spesso sono evidenti ma non è una lettura per chi non mastica queste tematiche.
Camminare insieme anche a migliaia di chilometri
Il bello è che dentro questo gemello digitale non sei mai solo.
Un tecnico a Lecce può indossare un visore di realtà aumentata e passeggiare davvero nei corridoi dello stabilimento. Intorno a lui vede le macchine reali ma sovrapposti compaiono dati e grafici che galleggiano come ologrammi.
Nello stesso momento, dei tecnici in Iraq o in Giappone possono entrare nello stesso impianto… ma nella sua versione digitale. Non si trovano fisicamente lì, eppure camminano accanto ai colleghi, vedono le stesse cose, un collega indica un punto critico, discute una soluzione. È come trovarsi nello stesso videogioco online, due o più giocatori connessi nello stesso mondo virtuale, anche se i loro corpi sono a migliaia di chilometri.
Solo che qui non si spara e non si vince un trofeo, si prevengono guasti, si riducono consumi, si risparmiano risorse reali, si simulano possibili incidenti prevenendoli.
Dal display dei giochi al cruscotto dell’energia
Nei videogiochi, ogni personaggio si muove con un display, la barra della salute, la mappa, gli oggetti raccolti. È la guida invisibile che orienta i passi del giocatore.
Nel metaverso industriale funziona allo stesso modo. L’operatore non vede più solo ferro e tubazioni ma un paesaggio arricchito da dati. Ogni macchina racconta la sua condizione, una turbina che lampeggia di rosso segnala una vibrazione anomala, un circuito che si colora di blu indica un raffreddamento corretto, un flusso luminoso mostra l’energia che attraversa le linee.
Il tecnico non deve più tradurre numeri su un foglio, li vive nello spazio che lo circonda. È come se la fabbrica parlasse la lingua dei videogiochi ma con un lessico fatto di kilowatt, bar e gradi centigradi.
Il futuro è già iniziato
Può sembrare fantascienza ma non lo è.
Le aziende già sperimentano il Digital Twin per controllare impianti complessi e addestrare il personale. Il passo successivo, ed è quello che sta arrivando, è renderli mondi immersivi, dove dati e realtà si fondono e in cui persone lontane possono collaborare come se fossero fianco a fianco.
Il risultato è che la fabbrica non è più solo un luogo chiuso, rumoroso, difficile da interpretare. Diventa un mondo parallelo, accessibile a chiunque, dove l’energia non è più invisibile ma prende forma, luce, colore.
Il futuro è adesso
Per anni i videogiochi ci hanno insegnato a muoverci in spazi virtuali. Oggi quella stessa logica sta cambiando il modo di lavorare e di gestire l’energia.
Le fabbriche di domani esisteranno due volte, una fatta di ferro e bulloni, l’altra fatta di dati e realtà aumentata.
E forse, paradossalmente, sarà proprio in questa seconda dimensione che riusciremo a vedere con più chiarezza la cosa più sfuggente di tutte… l’energia che muove il mondo. L.L.