In Italia si è tornati a parlare di nucleare. Non come nostalgie da bar, ma con atti ufficiali e scadenze sul tavolo. Nel mucchio di sigle spicca “SMR”, Small Modular Reactor, cioè Piccolo Reattore Modulare. Tre lettere che promettono taglie ridotte, cantieri più ordinati, standard ripetibili. Prima di crederci o respingerli, capiamo di cosa si tratta, con calma e senza fumo.
Un reattore, semplificando
Un reattore è una macchina che scalda acqua usando il calore della fissione nucleare. L’acqua diventa vapore, il vapore fa girare una turbina, la turbina trasforma in elettricità elettricità. Nei reattori ad acqua in pressione (i più diffusi al mondo) il circuito “caldo” resta separato dalla turbina e il calore, passa a un secondo circuito come in uno scambiatore. È la stessa fisica che muove le grandi centrali, qui cambiano le dimensioni, la filosofia costruttiva e alcune scelte di sicurezza.
Cosa rende “SMR” uno SMR
La definizione internazionale è semplice, potenza per modulo fino a circa 300 MW e componenti costruiti in fabbrica, trasportati in sito e assemblati con processi ripetibili. “Piccolo” non significa poco serio, ma più gestibile, meno opere ciclopiche, più prefabbricazione, più qualità spostata a monte.
La sicurezza spiegata come la intendono i progettisti
Il cuore dell’idea è ridurre la dipendenza da pompe, valvole e alimentazioni esterne quando c’è un problema. Si progetta perché lo stesso impianto “tenda” a spegnersi e raffreddarsi sfruttando gravità, circolazione naturale, convezione. Non è magia e non elimina il rischio, ma sposta l’ago verso comportamenti prevedibili e passivi. La differenza la fanno i dettagli come geometrie, materiali, ridondanze, procedure e, soprattutto, una regolazione che non fa sconti.
Due volti concreti (non fantascienza)
AP300 (Westinghouse). È un reattore ad acqua in pressione da circa 300 MW che deriva dall’AP1000 (tecnologia già in servizio). Negli Stati Uniti è in fase di pre-application con l’autorità di sicurezza. Significa che il dialogo regolatorio per la certificazione del progetto è avviato, prima della domanda formale. Link: scheda NRC AP300.
NUWARD (EDF). È un impianto di 340 MW totali: due reattori da 170 MWe nello stesso edificio. È pensato per rimpiazzare vecchie unità a carbone da 300–400 MW e lavorare in load-following, cioè affiancare le rinnovabili, senza tirare giù la rete elettrica quando il sole o il vento va e viene. Link: NUWARD – our SMR solution.
Esiste poi la famiglia degli AMR (reattori avanzati). Un esempio è newcleo (raffreddato a piombo): più innovativo, quindi con percorso più lungo. Nel 2025 il progetto LFR-AS-200 è entrato nella Generic Design Assessment nel Regno Unito: una valutazione preliminare della sicurezza, non legata a un sito, che prepara la strada alle licenze. Link: WNN – GDA newcleo.
Quanta energia produce un “modulo”
Un modulo da 300 MW che lavori con alta disponibilità può erogare dell’ordine di 2,3–2,4 TWh/anno (TeraWatt/anno). È energia continua, utile quando la rete ha bisogno di spalla nelle ore senza sole e vento. Un’unità da 340 MW sale verso ~2,7 TWh/anno. Non sono promesse commerciali, sono ordini di grandezza per capire la scala.
Perché l’Italia ne parla ora
Il 28 febbraio 2025 il Governo ha approvato una legge delega sul “nuovo nucleare sostenibile”; il 30 luglio 2025 la Conferenza Unificata ha espresso parere favorevole allo schema. Tradotto, parlamento e decreti attuativi devono completare il quadro, con l’obiettivo politico di definire un piano entro il 2027. Siamo all’inizio, si fissano regole, ruoli, criteri di sicurezza, responsabilità. Senza questa parte, parlare di cantieri è aria. Link: CdM n.116 (28/02/2025) · nota MASE · ANSA – Conferenza Unificata (30/07/2025).
Rete, rinnovabili, convivenza
Gli SMR non sostituiscono fotovoltaico ed eolico, ci convivono. La rete italiana sta già facendo i conti con punte rinnovabili altissime e vuoti improvvisi. Servono accumuli, demand response e produzione programmabile che sappia “seguire il carico”. I progetti SMR europei dichiarano esplicitamente la capacità di modulare potenza, è qui che la taglia contenuta e la standardizzazione aiutano. Ma serve ricordare una verità semplice, che la compatibilità con le FER (Fonti Energetiche Rinnovabili,) non è un articolo su LinkedIn, è ingegneria di dispacciamento e regole di mercato.
Rifiuti: il nodo che decide la credibilità
Alla fine del 2023 in Italia erano censiti 32.663,1 m³ di rifiuti radioattivi, distribuiti in 62 depositi temporanei. Sono numeri ufficiali dell’ISIN. Il dossier sul Deposito Nazionale non è un dettaglio a margine, è la cartina di tornasole della serietà del percorso. Se non si chiude questo capitolo, qualsiasi progetto, vecchio o nuovo, zoppica. Link: ISIN – comunicato 02/04/2025.
Tempi: quando potremmo vederli davvero
Ordine delle cose, senza scorciatoie sono, decreti attuativi → regole tecniche → licensing di un progetto concreto → decisione d’investimento → cantiere. Basta guardare come si muovono Stati Uniti e Regno Unito, la fase di pre-licensing serve a evitare sorprese ma richiede anni e documentazione granitica. Se tutto fila, un primo impianto nella prima metà dei 2030 è un orizzonte realistico. Prima, no. Link: NRC – pre-application.
Gli SMR non sono bacchette magiche né spauracchi. Sono macchine serie che chiedono ordine con regole chiare, ingegneria solida, cantieri puliti, filiere qualificate. Allora sì, possono diventare spalla delle rinnovabili e caldaie elettriche per processi che oggi vivono di fossili. Come insegnavano i vecchi maestri, banco in ordine, strumenti controllati, mano ferma… Poi si gira la chiave. L.L.