Mucche e metano, Rutti battono scoregge

Mucca realistica con nuvola di metano CH₄, a sottolineare che le emissioni principali derivano dai rutti e non dalle flatulenze

Pensavi fossero le scoregge il problema. La sorpresa sta davanti. La gran parte del metano esce dalla bocca, con i rutti e il respiro.

Quante emissioni fa una mucca in un anno

Una vacca da latte in Europa occidentale emette in media circa 117 kg di metano all’anno. È un valore usato negli inventari ufficiali e deriva da misurazioni su animali reali. IPCC NGGIP

Se preferisci una misura “a passo d’uomo”, 117 kg all’anno sono circa 0,32 kg al giorno. Ogni kg di metano vale circa 50 MJ di energia, quindi parliamo di poco più di 16 MJ (megajoule) al giorno, cioè circa 4,5 kWh. Engineering ToolBox

Davanti e dietro. Quanto pesa davvero la bocca

Nei ruminanti oltre 8 volte su 10 il metano esce davanti. Gli studi parlano di quote che superano l’80% e arrivano intorno al 90%. Le flatulenze esistono, ma sono la parte piccola della storia. ScienceDirect___MDPI

Per capirci con un’immagine semplice. Se mettiamo 10 “palloncini” di metano della giornata di una mucca, 8 o 9 li gonfia la bocca e solo 1 o 2 il posteriore. ScienceDirect

Quanto “vale” quel metano nella vita quotidiana

Il metano di 1 giorno di una mucca consente di fare una doccia standard. Con un soffione da 12 L al minuto per 10 minuti e un salto di temperatura di 30 °C servono circa 4,2 kWh termici. È praticamente la taglia energetica della “giornata di rutti”. susproc.jrc.ec.europa.eu___smartvatten.com___Omni Calculator

In cucina rende l’idea anche la pentola. Per portare 1 L d’acqua da 15 °C a ebollizione servono circa 0,12 kWh utili. Con un fornello a gas domestico l’efficienza reale sta spesso tra 0,32 e 0,50. Quindi consumi 0,24–0,38 kWh per litro. Il “budget” di 4,5 kWh giornalieri fa bollire 12–18 litri di acqua. Sono 3–4 belle pentole di pasta. Cao___PMC

Cosa esce davanti e cosa esce dietro

Davanti esce quasi tutto il metano prodotto nel rumine. Dietro escono piccole quantità di metano e il resto delle deiezioni che diventano un’altra fonte, separata, quando vengono stoccate e trattate. Negli inventari nazionali le due cose non si mischiano. Una categoria è “fermentazione enterica” e un’altra è “gestione delle deiezioni”. In Italia le voci legate agli allevamenti pesano intorno a 3 quarti delle emissioni del settore agricoltura. Emissioni ISPRambiente

Cosa si fa oggi in Italia e nel mondo

La parte “dietro” si gestisce con il biogas e il biometano. In Italia esiste un piano di incentivi dedicato. Il Decreto 15 settembre 2022 sostiene nuovi impianti e riconversioni per trasformare i reflui in biometano da immettere in rete. È una filiera che c’è già e che cresce. Gazzetta Ufficiale GSE Ministero Agricoltura

La parte “davanti” si riduce soprattutto con l’alimentazione e con additivi che interferiscono con la produzione di metano nel rumine.

Che cos’è il 3NOP

3-NOP è l’abbreviazione di 3-nitroossipropanolo. È una molecola piccola che entra nel rumine, trova il “rubinetto” finale con cui i microbi fanno metano e lo chiude parzialmente. Quel rubinetto è un enzima chiamato metil-coenzima M reduttasi. Risultato? Meno metano che sale verso la bocca. In UE il 3-NOP è autorizzato come additivo zootecnico per vacche da latte e da riproduzione dal 2022. Gli organismi scientifici europei hanno valutato sicurezza ed efficacia e le riduzioni tipiche in stalla stanno intorno al 20–30% sulle vacche da latte, con variabilità secondo la dieta. EUR-Lex EFSA Online Library fefac.eu ScienceDirect

Altre strade in prova

Le alghe rosse del genere Asparagopsis hanno mostrato tagli anche oltre il 50% e in certi protocolli oltre l’80% su bovini da carne. Fuori dal feedlot però la gestione quotidiana è più complicata e i risultati oscillano. PLOS The Guardian

Si sperimentano mascherine cattura-rutti con catalizzatori che ossidano il metano nell’aria espirata. L’idea è promettente, i test pilota esistono, l’uso di massa non è ancora realtà. In parallelo si studiano sistemi per ossidare il metano nell’aria delle stalle, ma le concentrazioni sono molto basse e la portata d’aria è alta, quindi la sfida tecnica è notevole. WIRED journalofdairyscience.org edepot.wur.nl

Infine c’è la via genetica. Selezionare animali che a parità di latte emettono meno metano. La componente ereditaria c’è e il lavoro procede, ma i risultati arrivano per gradi. PMC

Domanda chiave. Recuperiamo il metano enterico

Recuperarlo “alla fonte” non è semplice. Il metano esce diluito nel respiro all’aperto. Non c’è un camino da mettere sotto vuoto. Le strade oggi più concrete restano la riduzione alla radice con 3-NOP e con diete bilanciate, più le soluzioni in stalla per l’aria solo dove la tecnologia regge i conti. Sul retro le deiezioni restano la miniera. Con digestori e coperture, si intercetta il biogas e lo si porta a valore come biometano. EUR-Lex GSE

Un ultimo confronto per fissare le grandezze

1 giorno di rutti di una mucca vale circa 4,5 kWh termici. Questo calorifico basta per 1 doccia standard di 10 minuti con soffione da 12 L al minuto e salto termico di 30 °C. In cucina copre 3–4 pentole di pasta da 4–5 litri ognuna se consideriamo l’efficienza reale dei fornelli a gas. susproc.jrc.ec.europa.eu Omni Calculator Cao

Perché il metano delle vacche è un problema

Il metano è un gas che scalda con forza subito. Nelle prossime due decadi, 1 kg di CH₄ produce lo stesso effetto sul riscaldamento globle di circa 80 kg di CO₂. Se allarghiamo lo sguardo a un secolo, lo stesso chilo conta come circa 27–30 kg di CO₂. Sono due righelli diversi, il righello dei 20 anni serve per capire quanto possiamo abbassare la “febbre” del pianeta in fretta mentre il righello dei 100 anni, serve per confrontare tutti i gas serra su un periodo lungo e per fare contabilità climatica coerente.

Il metano resta in aria per poco più di 10 anni, si traduce in meno calore accumulato già nei prossimi anni. La CO₂ invece resta molto più a lungo e continua a spingere la temperatura per decenni. Ecco perché il metano è una leva veloce mentre la CO₂ è una zavorra di lungo periodo. Servono entrambe le azioni, ridurre il metano frena subito la salita, ridurre la CO₂ stabilizza la traiettoria nel tempo.

Il contributo del metano al riscaldamento che vediamo già ora è grande. Le sintesi più recenti attribuiscono al CH₄ circa 0,5 °C dell’aumento osservato finora. La stessa lettura assegna alla CO₂ circa 0,8 °C.

C’è un altro motivo pratico, il metano alimenta l’ozono che respiriamo a bassa quota. Tagli decisi riducono morti premature e perdite di raccolti oltre a raffreddare in fretta il pianeta. L’impegno internazionale chiamato Global Methane Pledge, prevede meno 30% entro il 2030. Gli scenari indicano una riduzione del riscaldamento di almeno 0,2 °C entro il 2050, con benefici sanitari e agricoli misurabili. globalmethanepledge.org UNEP – UN Environment Programme

Questa è la ragione per cui i rutti entrano nell’agenda. La via rapida passa da alimentazione e additivi in grado di ridurre la produzione di CH₄ nel rumine. La via strutturale sul “dietro” passa da deiezioni gestite con digestione anaerobica e coperture degli stoccaggi. Le due azioni, sommate, consegnano un effetto rapido e visibile a scala aziendale e nazionale. L.L.

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